Il rigore è anche una sorta di duello psicologico tra il portiere e il tiratore: ecco tutti i segreti per pararli
I rigori, trasformati e sbagliati, si stanno rivelando decisivi in quest’edizione dei Mondiali che sono in dirittura d’arrivo. Tra oggi e domani sono in programma le due semifinali, Croazia-Argentina e Francia-Marocco, che designeranno le finaliste di Qatar 2022.
Ebbene, è probabile che anche le semifinali vengano risolte alla lotteria dei calci di rigore. Ma è davvero la dea bendata a stabilire le sorti di due compagini che arrivano ai rigori? E’ tutta una questione di fortuna/sfortuna?
Beh, secondo i risultati di alcune ricerche scientifiche, non è proprio così. Insomma, se, come canta Francesco De Gregori nella sua celeberrima hit “La leva calcistica della classe del ’68”, “ma Nino non aver paura/Di tirare un calcio di rigore/Non è mica da questi particolari/Che si giudica un giocatore“, un grande portiere è tale anche per la capacità di adottare alcuni espedienti, vere e proprie tecniche psicologiche, per irretire anche il più esperto dei rigoristi.
Mondiali, i segreti per parare i rigori: l’illusione percettiva di Muller-Lyer
Innanzitutto, secondo quanto scoperto da due economisti sperimentali, José Apesteguia e Ignacio Palacios-Huerta, come riportato nel saggio “La scienza dei gol” di Carlo Canepa e Luciano Canova, calciare per primi il rigore, invece di farlo sotto lo spicchio di stadio occupato dai propri tifosi, come fanno tutti i capitani che si aggiudicano il lancio della monetina, assicura una probabilità di vittoria del 60% (stimato dai due ricercatori sulla base di un set di 2681 rigori calciati nell’arco di 30 anni in varie competizioni, dai Mondiali alla FA Cup inglese) dal momento che il calciare per secondi aggiunge un surplus di pressione psicologica per il fatto di non poter sbagliare in caso di gol dell’avversario.
Un altro ricercatore, John van der Kamp, ha invece messo in luce gli effetti sull’esecuzione di un calcio di rigore dell’illusione percettiva che prende il nome dallo psicologo Muller-Lyer. Ebbene, dallo studio coordinato da van der Kamp è emerso che il portiere che allarga le braccia e le gambe formando una “X”, come Hugo Lloris in occasione del primo calcio di rigore di Harry Kane nel quarto Francia-Inghilterra, viene percepito dal rigorista come più alto del 5% di quello che è in realtà. Motivo per il quale il tiratore è indotto a calciare più angolato e alto, con l’inevitabile conseguenza di aumentare il rischio di sparare in curva come Harry Kane nel secondo (sbagliato) rigore in Francia-Inghilterra. Insomma, il rigore è anche un duello psicologico in cui non sempre il portiere è la vittima designata.