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Cristiano Ronaldo, lacrime amare: perché il ritiro non è solo un’ipotesi

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Andrea Desideri

Cristiano Ronaldo deve scegliere: ritirarsi o proseguire con un contratto milionario all’Al Nasser. L’addio al Mondiale scuote il campione.

È finita. Davvero. Nel modo peggiore possibile. La realtà è così, presenta il conto in maniera inattesa, netta e definitiva. Casuale e devastante. Questa è stata la parabola di Cristiano Ronaldo sin dall’inizio: nasce, cresce, incanta e scoppia. Come fanno le stelle. La sua luce, però, rischia di essere offuscata dalle lacrime. Sempre più amare, perchè CR7 sa bene che uscendo dagli spogliatoi del Qatar non sarà più lo stesso.

Cristiano Ronaldo a un bivio (ANSA)

Niente è più come prima: non lo è il Marocco che trova una vittoria che sa di storia, non lo è il Portogallo che ha perso l’ennesimo treno e non lo è – tantomeno – il campione di Madeira che deve fare i conti con l’ombra di sé stesso. Piange Cristiano Ronaldo perchè, al netto di una carriera da invincibile, si trova a fare i conti con qualcosa che non conosceva più. La normalità dopo l’onnipotenza può causare vertigini: lui le ha nascoste molto bene in questi anni, sotto la coltre di nervi nella corazza da insofferente che si è costruito.

Cristiano Ronaldo, il ritiro non è da scartare: le tappe del declino

Un pugile all’angolo che aspettava solo l’ultima ripresa per cadere a tappeto senza farsi troppo male. Non ci è riuscito. Ora può solo aspettare e meditare. Capendo che, forse, non c’è più spazio nemmeno per fare la parte del risentito. Il Manchester United si è “liberato” di lui: un sette che non è più bello, ma solo celebre. La celebrità, comunque, si paga: ecco perché l’Al Nasser sarebbe pronto a farlo diventare lo sportivo più pagato al mondo. Ma cosa vuole Cristiano adesso? Fare il testimonial o essere ancora protagonista?

Il campione alle corde (ANSA)

Se lo domanda sempre più smarrito perchè la proposta da 200 milioni a stagione è sul tavolo, per un ultimo ballo da nababbo, ma dietro c’è molto altro: l’ex Juventus sa che giocare in Medio Oriente sarebbe – più che altro – una “passerella dimostrativa”. Competitività al minimo, ingaggio al massimo. Per le persone qualunque questo significherebbe toccare il cielo con un dito, ma Ronaldo – nonostante tutto – non è chiunque: il cielo se l’è preso, in parte, entrando nell’Olimpo sportivo. Avrebbe voluto andare oltre, senza riuscirci.

Saprà convivere con questo fardello? Lo schianto pesa e non è detto che basti rialzarsi per lasciarlo alle spalle. Ritirarsi non era un’opzione fino a poco tempo fa, ma quelle lacrime con il Marocco vincente sullo sfondo – Davide che batte Golia – e tutte le correlazioni possibili, qualcosa debbono averla smossa. Magari la consapevolezza che questo sia davvero il fotofinish e continuare sarebbe soltanto un inutile – superfluo – accanimento affatto terapeutico.

Andrea Desideri

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