Acerbi ritorna a parlare della sua malattia, di ciò che ha provato e di come sia cambiata la sua concezione del calcio dopo il tumore.
Quando si è un calciatore professionista e si subisce uno stop derivante da un tumore, il trauma e la paura di dover affrontare una serie di problemi. Un momento traumatico, triste, che non tutti riescono a superare con grande energia. Si può anche sconfiggere il male, ma la possibilità di riprendersi come calciatore resta sempre difficile.
Non è stato per fortuna il caso di Francesco Acerbi che, nonostante il tumore al testicolo, si è ripreso ed è ritornato a giocare, ottenendo anche grandissimi risultati. Nel suo caso, tutto iniziò nel 2013, all’età di 25 anni. Un male che l’aveva messo ko e allontanato dallo sport che più amava. L’ex Lazio ha subito un intervento chirurgico e poi la chemioterapia quando la malattia si ripresenta qualche mese più tardi.
Acerbi e la lotta al tumore
Ansia, paura, terrore perché ha dovuto affrontare l’ignoto. Per quanto i medici lo rassicurassero, Acerbi non era certo di cosa sarebbe andato incontro e come l’avrebbe dovuto affrontare. Anche il ritorno della malattia sul finire del 2013 e il nuovo ciclo di chemio, lo ha messo di fronte ad un percorso difficile da affrontare e soprattutto dinnanzi a degli ostacoli da superare. Un grande supporto psicologico lo ha ricevuto dal Sassuolo e dai suoi compagni di squadra, che ancora oggi il difensore italiano ringrazia.
Un periodo negativo, superato brillantemente e che gli ha permesso di fare grandi cose prima con il Sassuolo e poi con la Lazio. A parlare proprio di come sia cambiata la sua visione del calcio è stato lo stesso calciatore al ‘Corriere dello Sport’, che ha detto: “Prima della malattia, il calcio per me era soltanto un hobby. Ma dopo sono stato impeccabile. Sarei molto contento se l’Inter mi riscattasse, ma non avrei rimpianti in caso contrario“.