Il terremoto alla Juventus ha comportato un’indagine della Procura di Torino, della giustizia sportiva, della Consob e della UEFA. Ora si aggiunge anche Cristiano Ronado che ancora reclama 19,9 milioni
Dopo le dimissioni del presidente Andrea Agnelli e di tutto il Consiglio d’Amministrazione della Juventus, il futuro sarà determinato dalle scelte di John Elkann. Il cugino di Agnelli, presidente della holding di famiglia Exor che controlla anche il club bianconero, presenterà entro la vigilia di Natale la lista di candidati per il nuovo CdA che sarà poi eletto dall’Assemblea degli azionisti il 18 gennaio 2023. Le prime indicazioni, come quella del commercialista Gianluca Ferrero come nuovo presidente, suggeriscono l’intenzione di aumentare la presenza di manager con competenze legali e di diritto societario per occuparsi di una partita su quattro fronti.
La Juventus è oggetto di un’inchiesta da parte della Procura di Torino che ha rinviato a giudizio il club e altri dodici indagati tra cui Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici. L’accusa è di false comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ostacolo alle autorità di vigilanza.
Essendo quotata in Borsa, la Juventus è soggetta anche al controllo della Consob, l’organo di controllo del mercato finanziario italiano, che nella sua relazione conclusiva ha parlato di “carenze e criticità” nei bilanci 2020 e 2021 e accertato la loro “non conformità”. Da questo punto di vista la consulenza tecnica contabile della Procura ha valutato che “nel bilancio 2018 siano state indicate perdite per 39,896 milioni di euro anzichè 84,506 e un patrimonio netto positivo di 31,243 milioni, anziché negativo di 13,367. Mentre per quello del 2019 una perdita di 89,682 milioni anziché 236,732; un conto positivo di 239,204 milioni anziché 47,543”. Per il 2020, poi, si sottolinea una perdita indicata “di 209,514 milioni anziché 222,477; un positivo di 28,827 euro anziché negativo di 175,791”.
Questi elementi, e gli effetti della manovra stipendi, hanno portato la giustizia sportiva a riaprire il fascicolo sui bianconeri, e a cascata si è aggiunta anche la UEFA che ha aperto una indagine sulla possibile violazione del FPF. La Juve ha infatti raggiunto un accordo transattivo, che potrebbe essere annullato se si arriverà alla conclusione che sia stato ottenuto attraverso informazioni sui bilanci non corrispondenti alla situazione reale.
Se ne potrebbe aggiungere un quinto, che coinvolge Cristiano Ronaldo. Il portoghese, riferisce la Gazzetta dello Sport, vorrebbe i 19,9 milioni che, sostiene, ancora gli spettano per accordi presi in precedenza con il club. CR7 avrebbe richiesto, attraverso il suo avvocato, di accedere agli atti in cui si parla anche della famosa “carta Ronaldo”.
Le carte, si sarebbe poi capito, sono in realtà tre e fanno riferimento agli accordi presi durante la pandemia. Il primo, collettivo, riguarda le ultime quattro mensilità della stagione 2019-20 (85 milioni). I giocatori rinunciano agli stipendi, ma sottoscrivono scritture private per ricevere l’equivalente di tre delle quattro mensilità (61 milioni) tra il 2020-21 e il 2021-22. Un’operazione simile, ma su base individuale, è stata ripetuta nel corso del 2020-21.
Calciatori e allenatori firmano delle scritture private dalle quali emerge come il recupero fosse certo e incondizionato. E secondo gli inquirenti questo avrebbe dovuto comportare l’iscrizione immediata di maggiori costi nei bilanci, anziché trascinarli in avanti come fatto dalla Juve. Il recupero degli stipendi, ha detto ad esempio Maurizio Sarri, era certo anche se in caso di cessione sotto forma di “incentivo all’esodo”.
Sotto questa forma, la Juventus si impegna a restituire 19,9 milioni a Cristiano Ronaldo. Una cifra che secondo gli inquirenti, e secondo lo stesso campione portoghese, non sarebbe stata versata. “Per quanto a mia conoscenza, non abbiamo arretrati con Ronaldo” ha detto invece l’amministratore delegato bianconero Maurizio Arrivabene.
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