Romelu Lukaku saluta il Mondiale in anticipo e, contro la Croazia, non riesce a impattare in una partita che sembrava già scritta.
Una carezza in un pugno, deve averlo pensato Lukaku – per un attimo – quando ha dato un cazzotto alla panchina per sfogare la propria frustrazione: Mondiale finito, senza impattare a dovere nella partita fondamentale. Il Belgio saluta con tanti rimpianti e qualche rimorso. Il primo, appunto, è aver scommesso su Lukaku. Un uomo che, con l’Inter, sta vivendo un periodo non facile per infortuni e discontinuità. Condizione che riflette anche in Nazionale.
Ricorda molto Ciro Immobile nell’Italia che ha vinto gli Europei: quasi fuori dal gioco e mai fuori dagli schemi. Sempre presente senza impattare mai. È normale che un bomber non trovi la porta, quando diventa una costante, però, è un problema. Lukaku – come il collega – vede la porta ma non riesce ad impattare. Quasi come se i pali scottassero. Questione di testa: sicuramente. Consapevolezza non gli manca: l’aveva anche Immobile. Reduci entrambi – in momenti diversi – da infortuni invalidanti.
Lukaku e Immobile: due bomber, un destino
Tutto sta nel capire che la testa non è una prigione, ma un valore aggiunto. Proprio come la leggerezza: giocare senza la pretesa di dimostrare qualcosa. Lukaku con il Belgio è apparso nervoso e senza idee: compito di Inzaghi fargli ritrovare il sereno appena tornerà alla Pinetina. L’attaccante può essere recuperato: uno lo svantaggio rispetto a Immobile. La Lazio giocava e gioca per il bomber. Lukaku non ha il posto assicurato. Dzeko va come un siluro. Ora che ha ritrovato la titolarità non vuole perdere il posto nelle gerarchie.
Sarà una lotta all’ultimo gol, ma il belga deve ritrovare la forza di impensierire Inzaghi nelle scelte: il feeling con Lautaro potrebbe essere un buon punto di partenza. Le buone cose della LuLa devono tornare a essere pane quotidiano per l’Inter che, esattamente come Romelu, deve recuperare il tempo perduto. Lo stava facendo nel miglior modo prima della sosta e deve continuare a inseguire quelle suggestioni che fanno la differenza tra una squadra vincente e una squadra competitiva. Nel mezzo i gol, quelli sono compito di Lukaku. L’amore sarà anche Dzeko, ma il belga davanti alla porta deve tornare a vederci chiaro. Così, al posto dei pugni, torneranno le carezze e gli applausi.