La rovesciata di Richarlison è una magia che combina creatività e metodica applicazione ovvero le qualità simbolo del Brasile di Tite
La rovesciata di Richarlison che ha chiuso il 2-0 sulla Serbia è un messaggio chiaro. In attesa dei gol di Neymar, il Brasile europeo di Tite si candida per vincere il Mondiale. Una gioia che i verdeoro che attendono da vent’anni. Venti, come le edizioni consecutive dei Mondiali senza una sconfitta all’esordio del Brasile, battuto nella prima partita solo nel 1930 e nel 1934.
Il Brasile ha confermato le qualità di organizzazione e compattezza del 4-2-3-1 di Tite, una configurazione di gioco fluida che consente ai verdeoro di applicare una pressione alta e continua sulle difese avversarie.
Una delle caratteristiche della squadra è l’efficacia del pressing coordinato nella trequarti avversaria. Non a caso il Brasile è secondo solo all’Argentina per PPDA, la media di passaggi avversari per ogni azione di pressione negli ultimi trenta metri, nelle qualificazioni mondiali in Sudamerica. E’ questo aspetto che favorisce le transizioni veloci, e sono queste transizioni a loro volta a esaltare Neymar e Richarlison.
Brasile, oltre a Neymar c’è di più
Neymar, che contro la Serbia ha toccato più palloni di tutti, galleggia nei corridoi di centro-sinistra mentre Raphinha e Danilo dialogano a destra aumentando l’ampiezza in fase di possesso.
Neymar è naturalmente, prevedibilmente, il principale creatore di gioco in attacco. La stella del PSG è arrivato al Mondiale forte di undici gol segnati in campionato su 33 tiri complessivi, a fronte di soli 6.3 expected goals. Ma se prima si caricava della responsabilità di creare occasioni e segnare in nazionale, adesso condivide più facilmente questo ruolo.
Il Brasile di Tite, che attacca attraverso un interessante mix di ordine e libertà di esecuzione, può contare anche su Vinícius Júnior, il gioiello del Real Madrid che più di ogni altro giocatore della Liga arriva al tiro dopo un’azione palla al piede quest’anno.
Ma contro la Serbia è stato soprattutto il Brasile di un sontuoso Paquetà e di un Casemiro tatticamente imprescindibile, due anime di una nazionale che contiene ordine e disordine, la scintilla creativa e la perseveranza del pensiero razionale.
Richarlison, ordine e “follia”
Il Brasile di Tite, dunque, è una squadra che si muove e e gioca per come è, in cui caratteri individuali e caratteristiche collettive reciprocamente si esaltano. E’ una squadra ordinata e compatta, ma con la verve offensiva che da sempre definisce l’identità del calcio brasiliano.
E’ una squadra compiutamente creola, fusione di influssi calcistici diversi, di pensiero e azione, di tattica e sana improvvisazione. Un gruppo che può alimentarsi, di partita in partita, di fiducia e convinzione. E arrivare fino in fondo, ad alzare la venere alata solo osservata da lontano negli ultimi vent’anni.
Il successo sulla Serbia non deve stupire. La nazionale slava ha mantenuto la porta inviolata solo una volta in 14 partite tra Nations League e qualificazioni mondiali. Superato il primo scoglio in un girone con Svizzera e Camerun, inizia la parte più delicata e più importante per il Brasile.
In questo strano Mondiale con le big che ancora non convincono, il Brasile si candida al ruolo di favorita per il titolo. Ed è tutto nella rovesciata di Richarlison, insieme magia e completezza, intuizione e senso di equilibrio. I Mondiali si vincono così.