A due anni dalla sua prematura scomparsa riemerge dagli abissi dell’oblio la più grande perla calcistica di Diego Armando Maradona
Nel secondo anniversario della scomparsa di Diego Armando Maradona non si contano gli omaggi per ricordare il Dio del calcio da parte dei suoi tifosi-devoti. Il web e i social network straboccano di clip con le sue magie, i suoi colpi ad effetto e, ovviamente, i suoi gol.
Nella galleria degli internauti dei magic moments su un campo da calcio del “Diez” non può mancare ovviamente quello che è stato ribattezzato il gol del secolo: lo slalom tra i difensori inglesi, saltati come birilli, in quell’ormai epico quarto di finale dei Mondiali in Messico nel 1986 tra l‘Argentina e l’Inghilterra.
Un sublime concentrato di tecnica, classe e velocità che fa innamorare del calcio anche chi non ne ha mai visto prima un solo match. La “mano e il pibe de Dios” in 90 minuti di gioco.
Eppure, Maradona ha dispensato perle calcistiche che sono note solo ai pochi fortunati che hanno avuto l’opportunità di ammirarle dal vivo. E’ il caso di un “quasi gol“, avrebbe urlato il padre di tutti i telecronisti, Nicolò Carosio, nel primo match ufficiale di Maradona con la maglia azzurra del Napoli.
Era il 22 agosto del 1984, primo turno di Coppa Italia, avversario l’Arezzo, per la cronaca, battuto nettamente per 4-1, che era stato affrontato dagli azzurri il 9 agosto in amichevole in terra toscana. Ben 75 mila napoletani rinunciarono a un giorno di ferie pur di assistere alla storica “prima” con la maglia del Napoli del “pibe de oro”.
E Maradona li ricompensò ampiamente mettendo a segno una magistrale punizione (la prima di tante che avrebbero deliziato e fatto esultare i tifosi partenopei) per il suo primo gol in maglia azzurra. Un match delle “prime volte”: la prima presenza e il primo gol con il Napoli ma anche la prima “rabona“. Un preziosismo, quest’ultimo, che non impallidisce al confronto del celeberrimo “gol del secolo”: lancio in profondità in area aretina su cui si fionda come un falco Diego che per evitare l’uscita in stile kamikaze del portiere ospite perde l’equilibrio, con la sfera che scivola velocemente verso il fondo e con Diego che la rincorre carponi.
Fermiamo per un attimo il nastro dei ricordi. La palla è a pochi centimetri dalla linea di fondo. Cosa farebbe un calciatore e perfino un campione in quella situazione? Un calciatore modesto tenterebbe alla disperata di rispedirla in area sperando in un intervento di un compagno di squadra mentre un campione, forse, farebbe in tempo a fermarne la corsa prima che oltrepassi la linea di fondo per poi recuperare in un attimo la coordinazione e proseguire l’azione.
Ebbene, Maradona, che per usare una terminologia cara agli amanti del ciclismo è “hors categorie” (locuzione che al “Tour de France” indica le montagne più alte tra quelle da scalare), non fa né l’una né l’altra cosa ma si inventa, chinato, con le mani ancora sull’erba e quindi in precario equilibrio, una pazzesca rabona la cui parabola accarezza l’incrocio dei pali.
Che altro aggiungere? Il solo immaginare un colpo del genere restituisce appieno il genio calcistico di Diego Armando Maradona tanto quanto il famosissimo “gol del secolo”.
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