Dopo la protesta inscenata dalla Germania, si inasprisce lo scontro con la FIFA per il caso della fascia “One love”: la Danimarca minaccia il ritiro
Ora la querelle della fascia della discordia, quella arcobaleno con la scritta “One Love” , che i capitani di 7 Nazionali (Galles, Belgio, Germania, Olanda, Svizzera e Danimarca) avrebbero voluto indossare in segno di protesta contro la discriminazione e la criminalizzazione della comunità LGBTQ+ in Qatar, si fa tremendamente seria, con ripercussioni sulla rassegna iridata in corso di svolgimento nell’Emirato.
Le accuse di pavidità ai calciatori per aver chinato il capo dinanzi al rischio di sanzioni ventilato dalla FIFA in caso indossassero la suddetta fascia stanno sortendo inattesi effetti. I calciatori della Germania hanno platealmente protestato contro il bavaglio imposto dal massimo organo calcistico mondiale facendosi immortalare per la foto di rito prima del match contro il Giappone con una mano sulla bocca mentre la Danimarca addirittura minaccia di lasciare la FIFA, imitata da altre Federazioni.
E’ quanto ha lasciato intendere, nel corso di una conferenza stampa, il Presidente della Federazione danese, Jakob Jensen, che poi ha motivato il passo indietro del capitano danese Simon Kjaer con il fatto che l’ammonizione che potrebbe subire è solo la punizione “minima”: “Il 21 ottobre l’Inghilterra ha chiesto un incontro di emergenza con la FIFA che ha detto che avrebbe almeno dato un cartellino giallo. La sanzione poteva essere l’ammonizione oppure che il capitano non sarebbe entrato in campo o che venisse squalificato. Nell’articolo 4 si fa riferimento solo a un cartellino giallo per chiunque porti attrezzature non consentite“.
La Danimarca minaccia il ritiro dal Mondiale: il precedente dell’India
Gli addetti ai lavori e i tifosi sono con il fiato sospeso: cosa succederà se davvero la Danimarca e le altre Federazioni dovessero dare seguito alle loro minacce di divorziare dalla FIFA durante la rassegna iridata in Qatar? Beh, un precedente non fa dormire sonni tranquilli ai piani alti dell’organo di governo mondiale del calcio.
Qualificatasi per il ritiro di molte avversarie a Mondiale disputatosi in Brasile nel 1950 (quello del “Maracanazo“), l’India si ritirò perché molti suoi calciatori non volevano sottostare all’obbligo imposto dalla FIFA di giocare calzando le scarpe da calcio in quanto abituati a giocare a piedi nudi.
In realtà, secondo l’allora capitano della squadra, Sailen Manna, la nazionale di calcio indiana si ritirò in quanto inserita in un “girone di ferro” che comprendeva anche l’Italia infarcita di giocatori del “Grande Torino ” e bicampione del mondo in carica (erano i primi mondiali dal 1938 dopo la lunga interruzione per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale).
Non solo. Gli indiani avrebbero dovuto esordire proprio contro gli Azzurri, il che in caso di una molto prevedibile sonora sconfitta avrebbe potuto assestare un duro colpo all’identità nazionale di un Paese che aveva conquistato l’indipendenza da appena 3 anni, precisamente il 15 agosto del 1947 grazie alla leadership morale e politica del Mahatma Gandhi.