Umberto Tozzi e quello stage a Coverciano: la “gloria” svanita troppo presto

Il cantante Umberto Tozzi ha raccontato del cancro alla vescica da cui oggi è guarito, ricordando anche di un suo passato calcistico.

In una recente intervista Umberto Tozzi ha raccontato del terribile periodo in cui ha lottato contro il cancro, scoperto durante una semplice visita di controllo.

Tozzi
Il cantautore Umberto Tozzi (ANSA)

“Ho avuto un problema di salute importante. Un tumore alla vescica. E poi, durante la chemioterapia, ho preso anche il Covid per la terza volta. E mi è venuta una grave infiammazione polmonare”. Il noto cantante ha compiuto 70 anni a marzo ora sta bene ed è pronto a ripartire, continuando il suo tour “Gloria forever“.

Umberto Tozzi e quel passato calcistico

Umberto Tozzi (ANSA)

Nonostante la grande carriera da cantante, il sogno di Umberto Tozzi, come quello di tanti altri bambini, era quello di fare il calciatore. “Treno” che passò quando era solo un adolescente, ma che non fu preso dal cantautore 70enne.

“Ero un centrocampista con il fiuto del gol, avevo due piedi buoni. A 14 vinsi una settimana premio a Coverciano, papà mi proibì di andare perché avevo una pagella orribile. Ci soffrii molto, anche se no, non avete perso un grande campione, tranquilli”.

Una passione, quella per il pallone, che nata in tenera età Tozzi si è portato dietro per tutta una vita. “L’unico a cui ho mai chiesto un autografo è stato Gianni Rivera. Lo incontrai in un’osteria di Milano frequentata dai calciatori di Inter e Milan e gli corsi dietro all’uscita. Purtroppo quel foglietto di carta l’ho perso. In famiglia erano tutti del Torino, io non ho una squadra del cuore. Ho amato Baggio e Del Piero, a prescindere. Da ragazzino tifavo Fiorentina perché c’era Kurt Hamrin con la maglia numero 7. Da grande ci ho giocato insieme con la nazionale cantanti“.

Esperienza divertente e indimenticabile anche quella con la nazionale cantanti. “E’ vero che la sera prima della partita avevamo il coprifuoco, ma a dir la verità non l’ho mai rispettato. Ero nel gruppetto di quelli che scappavano dalla finestra, per questo chiedevamo sempre le stanze al piano terra. Però dai, ho segnato una cinquantina di gol, 12 volte capocannoniere”.

 

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