Carlo Tavecchio a Calciomercato.it, in onda su TvPlay, ha dato una panoramica sulla situazione del caso D’Onofrio e sulla mancata qualificazione dell’Italia al mondiale.
SUL CASO D’ONOFRIO – “La cosa positiva è che la giustizia sportiva passa sotto la Federazione. Questa ipotesi avevo cercato di farla passare quando ero ancora presidente di Lega. Ora non possono più opporsi e hanno perso un’autonomia, non di poco conto sottolineo. Per quanto riguarda questa situazione hanno valutato evidentemente i giuristi e tutta l’organizzazione Federale e se hanno ritenuto di concedere l’approfondimento delle indagini per capire questo è quello che possiamo al momento raccontare”.
SULLE DICHIARAZIONI DI MALAGO’ E SULLA MANCATA QUALIFICAZIONE DELL’ITALIA AL MONDIALE – “Io onestamente non so nulla e non ho letto ancora nulla sulle dichiarazioni di Malagò, se ha detto quello che mi hanno riferirono se ne deve assumere la responsabilità ovviamente. La prima volta che non ci siamo qualificati è stato un fallimento sotto tutto i punti di vista praticamente, anche sotto l’aspetto tecnico chiaramente, e abbiamo fatto errori ovviamente incredibili. Io in quel caso avevo scelto il doppio allenatore perché affiancando a Ventura una figura come Marcello Lippi, successivamente si chiesero se fosse il caso di valutare se la presenza di Lippi fosse compatibile dato che il figlio era il d è un procuratore. Io su questo fattore credo di aver sbagliato, avrei dovuto proseguire sulla mia strada e non credo quale tipi di rapporti possano avere i calciatori assistiti del figlio di Lippi con la nazionale italiana. Ricordo che in quei momenti giocammo contro il Belgio in amichevole e perdemmo, perdemmo inoltre la possibilità di pescare una squadra come la Grecia. Da qui l’incontro con la Svezia, tutti dicevano che sarebbe stata una squadra facile da affrontare. Gli stranieri sono tantissimi nelle rose attuali, vada a consultare, nelle Primavere, le rose e la quantità di stranieri presenti nelle stesse. Abbiamo bisogno di mettere un numero fisso di calciatori italiani nelle squadre del nostro campionato, almeno cinque ne devono essere presenti. Io sono stato attaccato e accusato di razzismo quando dissi che qualsiasi cittadino straniero che veniva in Italia a giocare a calcio doveva avere un curriculum dove veniva riportato dove aveva giocato, cosa aveva fatto e dunque non doveva avvenire un passaggio automatico. Dobbiamo prendere dei provvedimenti e favorire i nostri vivai, che devono essere pieni di italiani”.
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