Sanam Shirvani, i diritti al centro del campo: la giovane di origini iraniane si batte per favorire l’emancipazione contro i pregiudizi.
Sanam Shirvani di fischi ne ha sentiti molti. Erano quelli che le donne iraniane sono state costrette a subire negli anni per via dei pregiudizi e ultimamente sono tornati al centro del dibattito dopo la morte di Mahsa Amini. Una ferita che ha riaperto cicatrici mai sopite. Essere donna in Iran è difficile, per questo c’è la resistenza e le reiterate rivolte che un popolo cerca di portare avanti.
In Italia non può bastare avere un “diavolo per capello”: rivendicare la libertà collettiva non può passare soltanto dal taglio – simbolico e fondamentale – di una ciocca di capelli. Il dibattito, sociale prima e politico poi, si alimenta attraverso il lavoro. Nello specifico Sanam fa l’arbitro in terza categoria: una ribellione contro chi le ha sempre detto che non era adatta.
Non si poteva, non sembrava giusto. Lei della giustizia per sentito dire poco se ne cura e fa tutto l’iter per avere un fischietto in mano: la passione per il calcio diventa una professione, ora non solo è in campo ma le regole le detta lei. Una rivalsa costante: arbitra proprio in mezzo ai maschi. Quelli che in parte le dicevano di cambiare prospettiva: ora sono loro a dover abbassare lo sguardo di fronte a un cartellino. Contrappasso figlio della disobbedienza civile e baluardo dei diritti umani che si coltivano dal basso. Precisamente dalla terza categoria. Contesto in cui Sanam arbitra con autorevolezza.
“Volevo fare l’attaccante – racconta al TG3 – ma poi l’arbitraggio ha preso il sopravvento. Mi dicevano le parolacce, ma io rispondevo nella mia lingua. Così nessuno capiva”, racconta con il sorriso di chi ce l’ha fatta. Ora per nessuno è una novità: rappresenta una delle tante professioniste in grado di animare una professione controversa. Niente VAR, ma solo tanto polso: “Una volta un calciatore per reagire – continua la giovane direttrice di gara – mi ha detto che donne e calcio non possono coesistere. Io l’ho mandato via”.
Proprio come ha fatto con i luoghi comuni che talvolta ancora si sentono. Stereotipi da bollare con il cartellino rosso. Intanto, durante la gara Promo Sport Team e Resistenza Granata, troneggia uno striscione: “Donne, vita, libertà e calcio”. Basta un pallone a Sanam per rimettere al centro le priorità di una vita, al punto da poter gridare: “Ce l’ho fatta” come se avesse segnato un gol. Ad esultare, però, è un popolo intero.
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