L’intervista esclusiva all’artista argentino Juan Pablo Gimenez che ha realizzato una serie di murales dedicati a Maradona a Napoli
A Napoli, ai Quartieri Spagnoli, l’artista argentino Juan Pablo Gimenez ha il suo piccolo tempio. Qui ha disegnato i grandi campioni del Napoli. Le sue creazioni dedicate a Maradona, che bacia la Coppa del Mondo o segna la memorabile punizione a parabola dall’interno dell’area alla Juventus nel 1985, uniscono passione e iper-realismo.
Le sue opere arricchiscono l’iconografia di un campione senza tempo, che ha elevato l’identificazione con un campione dello sport a rapporto d’amore totale, lungo un filo mai spezzato tra Napoli e Buenos Aires. Di questo rapporto Gimenez ha parlato in un’intervista esclusiva a TVPlay.
Come nasce la tua passione per questi disegni?
Disegno da sempre. Non si disegna solo ciò che ti tormenta o ti meraviglia, come ad esempio l’amore, il disamore, la morte o la politica, ma si disegna anche ciò che ti circonda. I
Hai iniziato subito a disegnare personaggi sportivi e calciatori?
Il calcio è stato una parte importantissima della mia vita, ma paradossalmente, non amo molto i dipinti di calcio: è come unire due cose belle (la pittura da un lato, il calcio dall’altro), in una meno bella. Ma il disegno, in parte, è diventato un lavoro. Quindi cerco di compiere il più onestamente possibile il mio lavoro. Disegnare Diego non è solo dipingere di calcio, perché Diego è molto più di un calciatore.
Gimenez a TVPlay: l’amore per Maradona
Hai realizzato un’opera meravigliosa su Maradona, ci puoi parlare del tuo legame con Diego? Cosa rappresenta per te?
Parlare di Maradona è abbastanza complicato, perché nella mia vita non mi preparo mai a parlare o a scrivere, né soprattutto a condividere i sentimenti attraverso le parole. Generalmente mi preparo a disegnare, quindi difficilmente riesco a spiegare l’amore per Diego parlando. Ma soprattutto, l’amore che provo è condiviso con milioni di persone. Diego mi ha reso felice, ma la cosa migliore è che la felicità è stata collettiva, ha saputo unire due popoli sempre così sofferenti, come lo sono quello argentino e quello napoletano. È un amore ipnotico. Si può rimanere a guardare i gol, le giocate o le sue interviste per ore intere. Gol, giocate, interviste che uno ha già visto 400 volte, eppure uno le guarda ancora e ancora senza stancarsi. Diego è ancora oggi così meraviglioso, così coraggioso. Poco più che bambino affrontava il potere, la FIFA, la chiesa, i presidenti dei club…come possiamo non amarlo?
Come mai hai deciso di disegnare anche gli altri calciatori del Napoli del presente? Hai qualche legame particolare con la città, oltre che per Diego?
Sinceramente, è stato un mio amico a chiedermi di dipingere i giocatori attuali, e non ho pensato che avrebbero avuto un tale successo. L’idea è stata sua, io ho fatto solo i disegni.
Una domanda anche legata al campo, credi che questo Napoli possa vincere lo Scudetto?
Se penso che il Napoli possa vincere lo scudetto? Ne sono assolutamente certo. Certo che sì. Lascia che ti dica una cosa: da quando sono arrivato in Italia tre mesi fa, il Napoli ha vinto tutte le partite. Ne ha pareggiata solo una e ha vinto il resto. Ho portato fortuna!
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei piani per il futuro? Considerando il contesto internazionale, le guerre, la crisi economica mondiale, le pandemie, le catastrofi climatiche, la cosa più sensata è continuare a disegnare, che è l’unico modo che conosco, per sfuggire alla morte.