Iniesta verrà sempre ricordati da tutti gli appassionati di calcio come uno dei migliori centrocampisti del mondo. C’è però un lato oscuro del suo passato che finora nessuno sapeva.
Essere un grande giocatore e vincere tutto ciò che si può vincere, a volte non basta. Quel senso di inadeguatezza, quel sentirsi in colpa nato dallo stile di vita che uno conduce, a volte pervade anche chi sulla carta sta bene. I soldi, la fama, l’ottimo stato di salute, i trofei vinti, dovrebbero bastare per riempire di gioia la vita di un uomo. Se a questo, si aggiunge poi il successo nella vita privata, il quadro d’insieme dovrebbe essere eccezionale.
Invece, in molti casi tutte queste cose non bastano per colmare quel vuoto che nasce dentro. Un vuoto che va a rosicchiare sulle fondamenta psicofisiche di un elemento, fino a portarlo alla depressione. E’ quanto accaduto in passato a molti grandi calciatori. Persone a cui sembrava non mancare nulla, che per anni hanno vinto di tutto e di più e che, da un momento all’altro si sentono spaesati e senza reali punti di riferimento nella propria vita.
Iniesta e la depressione
Un nemico subdolo che anche Andres Iniesta ha dovuto affrontare in passato. Nel caso suo, tutto è scaturito dopo la morte del suo caro amico Dani Jarque , morto l’8 agosto 2009 a causa di un infarto del miocardio. Come riporta ‘Ilposticipo.it’, a raccontarlo è lo stesso spagnolo nel podcast ‘The Wild Project”: “Non è facile, ti senti vuoto, poi capisci che da solo non riesci ad affrontare un percorso così complicato. Sono stato in grado di riuscire a capire di avere bisogno di qualcuno che mi aiutasse a tirarmi fuori da quella situazione ma è fondamentale non perdere la speranza. Quando si lotta con la depressione il momento migliore della giornata era quello in cui prendevo le pastiglie e andavo a letto. Ho perso la voglia di vivere. Ho abbracciato mia moglie, ma era come abbracciare un cuscino…“.
In effetti, la depressione è una brutta bestia, che entra nelle vite delle persone per poi difficilmente andare via. Proprio per questo, serve un percorso con uno psicanalista, che accompagni il paziente fuori da quel tunnel buio e che fa tanta paura. Proprio su questo aspetto, l’ex Barcellona ha detto: “Continuo ad andare in terapia perché sento ancora il bisogno di trovare un assestamento. Sono contento parlare di depressione non sia più un tabù, e credo che sentire i professionisti parlare di malattie mentali e depressione possa aiutare. A me questo percorso ha lasciato in eredità la certezza che depressione e le malattie mentali possono colpire chiunque. Non è qualcosa che dipende dalla materialità, avrei potuto comprare tutte le auto nel mondo e tutto ciò che desidero, ma a volte è davvero difficile affrontare la vita“.