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Barcellona, Xavi non fa magie: i perché del fallimento in Champions League

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Samuele Diodato

Per il secondo anno consecutivo, il Barcellona scenderà in Europa League dalla Champions: perché Xavi non è riuscito a dare una svolta.

L’anno scorso, finire il girone al terzo posto, ha fatto sì che a Barcellona si forzasse una svolta, prelevando Xavi dall’Al-Sadd a metà stagione, per iniziare un nuovo ciclo dopo gli scarsi risultati ottenuti da Ronald Koeman. Oggi, però, i tifosi blaugrana si ritrovano a vivere lo stesso incubo, eliminati matematicamente in seguito al 4-0 dell’Inter sul Viktoria Plzen.

Barcellona, Xavi non fa magie: i perché del fallimento in Champions League (Ansa)

Così il Barcellona “scenderà” di nuovo in Europa League, come 12 mesi fa. Un risultato che lascia l’amaro in bocca. Ma che evidenzia, soprattutto, i problemi ancora presenti tra le fila della squadra catalana. Difetti che la guida di Xavi non è riuscita a risolvere, e che sono emersi prepotenti in particolar modo contro Inter e Bayern Monaco.

Barcellona, i problemi restano: perché il ciclo di Xavi non decolla in Europa

Barcellona, i problemi restano: perché il ciclo di Xavi non decolla in Europa (Ansa)

La cosa particolare della stagione del Barcellona, e che nelle ultime settimane il rendimento in Champions League è diventato diametralmente opposto a quello in Liga. Perché se in campionato la squadra di Xavi ha perso solo contro il Real Madrid, in Europa la vittoria non arriva da tre partite, ed in generale sono arrivati solo 4 punti in cinque partite.

In particolar modo, come anche evidenziato dalle merengues, i blaugrana soffrono quando l’asticella si alza. E pagano il conto in maniera carissima: le armi in zona offensiva perdono di efficacia, i problemi  nella metà campo difensiva – invece – si acuiscono: tra andata e ritorno, con Inter e Bayern, un totale di 9 gol subiti e soli 3 segnati.

La sensazione, dunque, è che di fronte ad una squadra compatta e con le idee chiare, i punti deboli vengano troppo facilmente fuori. La giovane età di moltissimi degli elementi, la poca esperienza ad alti livelli di alcuni altri, fa solo parzialmente da attenuante. Perché il Barcellona si è sempre vantato di poter puntare su giovani che hanno comunque mostrato un valore davvero straordinario, su tutti Pedri e Gavi.

Eppure, la questione è semplice, e forse le maggiori problematiche vanno ricondotte alla sfera tattica ed alla sfera emotiva. Di fronte ad una avversario concentrato, capace di letture corrette anche in situazioni difficili, il Barcellona perde la bussola, e dal punto di vista mentale non ha evidentemente ad oggi la forza mentale per risalire.

Quest’ultimo, è forse il punto sul quale Xavi deve lavorare di più a caccia del salto di qualità. La dimostrazione chiara è arrivata nella partita contro l’Inter al Camp Nou, e nei giorni a questa precedenti. Perché l’ex centrocampista ha cercato in tutti i modi di caricare l’ambiente e la squadra. Ma i giocatori non hanno risposto al meglio, dopo l’1-0 hanno troppo lasciato il pallino del gioco in mano ai nerazzurri, e solo alla fine – con un impeto d’orgoglio – sono riusciti ad evitare la sconfitta.

Una sua identità, il Barcellona, pare averla. Tuttavia, dettagli minimi fanno la differenza in Europa. E saper vestire abiti diversi a seconda del momento è una virtù necessaria, pur sapendo di non doversi mai snaturare. Il futuro di Xavi, sulla panchina, è ancora saldo. E niente, alla prima stagione intera in club così importante, può farlo traballare. Presto, anche per lui e per i suoi, arriverà però “la prova del 9”, magari proprio in Europa League. Ed allora sarà fondamentale dimostrare di saper imparare dai propri errori e farsi trovare pronto.

Samuele Diodato

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