Adriano Bacconi, allenatore e consulente di Infront Italy, è intervenuto a Calciomercato.it in onda su TvPlay.
Sullo stato di salute di Roma e Inter: “Ho fatto una analisi pre partita dove avevo previsto l’andamento della gara. Sono due squadre che alternano momenti di esaltazione, e momenti di grande disorientamento. Ecco, nel momento di disorientamento subiscono gol. Quando hanno la difesa bassa soffrono. Erano due square impaurite, ed è chiaro che avevano paura di perdere. Hanno pensato a non beccare gol, sia Inzaghi che Mourinho hanno pensato di rimanere in attesa l’avversario. Alcune squadre giocano così per identità, ma loro due lo hanno fatto per paura. Se pensate alla partita dell’Atalanta, gioca così per scelta, nella propria meta campo esercita una pressione sugli avversari incredibile. Ci sono dei dati che ti dicono che la pressione sul portatore di palla, e l’Atalanta da questo punto di vista è esasperante. Corre molto meno e accorcia il raggio di azione. Le squadre si ritrovano a giocare basse e non lo so sanno fare”.
Sul 3-5-2 di Inzaghi: “Gli esterni non danno ampiezza, se guardiamo il Milan l’esterno è sempre alto, sulla linea della difesa avversaria e si allinea quasi al fallo laterale. Nonostante la distanza tra i due terzini sia 35 metri, quando uno è dentro al campo l’altro si abbassa. Mentre i due dell’Inter giocano solamente bassi“.
Sulla differenza con la scorsa stagione:”E’ chiaro che l’arrivo di Lukaku sia stata una scelta azzardata, perché è come dire di voler tornare al modello di quando abbiamo vinto. Abbiamo costruito con Dzeko e Lautaro e ricominciamo a giocare con le palle lunghe? All’Inter gli manca il vertice, non è né carne né pesce. E’ stata una scelta che va contro a Inzaghi”.
Sulla difficoltà dell’Inter a impostare un gioco: “Cito Zeman che riusciva a impostare meccanismi in pochi giorni, poi per cali fisici tutto si modificava. Non è detto che bisogno essere Speedy Gonzalez. Ci sono allenatori che costruiscono il loro lavoro subito. Inzaghi ha compiuto una rivoluzione. La sua conferma? A me piaceva ciò che stava facendo, ma è chiaro che se togli punti di riferimento giocoforza tutto cambia. Dimarco? La differenza con Perisic è che lui era uno dei pochi ambidestri, e faceva gol in tutti i modi. Una differenza evidente, come quella che c’è tra il calcio italiano e la Premier League. La ragione di questa differenza è dovuta al tatticismo, una intensità bassa in realtà si riverbera in una bassa carica agonistica”.
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