Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese, a stopandgoal.com in onda su TvPlay.
L’Udinese sta volando: “In questo momento, per quanto sia una fase evidentemente transitoria perché l’Udinese deve avere ambizioni compatibili al concetto di sostenibilità, oggi più di prima nonostante siano 20 anni che lavoro con l’Udinese, c’è una rappresentazione di quanto questo progetto a livello di sostenibilità economica e non solo ci stia premiando dopo anni di molti sacrifici. Perché comunque perdere certi giocatori alla loro maturazione è doloroso come per esempio può accadere nel Napoli con Koulibaly, ma anche lì sembra che tutti siano importanti ma alla fine nessuno dev’essere indispensabile. Il nostro modello è sostenibile perché la famiglia Pozzo, e Gino Pozzo in particolare, ha sempre avuto la componente dello scouting in primo piano nel suo modello gestionale, la naturale rotazione di ragazzi che arrivano in erba ed escono maturati. Non sempre ci si riesce e quando non si riesce si soffre come successo di recente all’Udinese, quando riesce si torna in zone più tranquille che derivano da un modello sportivo che funziona come ci sta accadendo ora. Sottil sta facendo un grandissimo lavoro, ha saputo con grande umiltà e tenacia portare avanti il suo lavoro mettendosi al servizio in una società rigida nel modello. L’Udinese coltiva da sempre il 3-5-2 con grande rigore come modulo e Sottil lo sta tenendo come base innovandolo in modo sorprendente, con la fortuna di avere tanti giovani già presenti l’anno scorso, con una base di giocatori forti e con tanti altri ragazzi che stanno maturando. I ragazzi stanno vivendo una fase di grande euforia e con l’autoconsapevolezza delle loro forza assimilando al meglio il concetto di gruppo, famiglia e solidarietà all’interno della squadra”.
Sottil può avere un futuro da grande tecnico come altri passati per Udine come Zaccheroni o Spalletti? “Ci godiamo ciò che abbiamo, io spero che Sottil possa aprire un ciclo come fatto da Guidolin che ci fece sognare non solo per sei mesi ma per diversi anni. Champions? No, i tempi sono cambiati, bisogna stare con i piedi per terra come raccomandano giustamente Sottil, il paròn Giampaolo Pozzo e Gino Pozzo, io sono uno spettatore, i meriti sono di chi sta lavorando alacremente da anni con competenza, altrimenti non si spiega come Udine che è una città da centomila abitanti viaggi da vent’anni ad alti livelli nel calcio italiano. Con grandissima modestia e rispetto per tutti, ritengo che anche a livello infrastrutturale la famiglia Pozzo rappresenti un modello, con il Dacia Arena che purtroppo è solo un raro esempio di come una società media, prendendosi i rischi di una retrocessione che ci sono ogni anno, possa portare avanti l’ammortamento di un investimento così importante. Parliamo di un impianto che è favoloso, l’ultima partita con l’Inter è stata da rimanere senza parole, con uno stadio gremito e un grande esempio di sportività. Questo è un grande regalo che ha fatto la famiglia Pozzo alla regione e al calcio italiano in generale”.
Come vede il talentino Pafundi? “Posso solo dirne ogni bene, è una vera rarità, ha già esordito nelle ultime giornate dello scorso campionato, superando lo scotto dell’esordio in Serie A. In questo momento in quel ruolo ci sono dinamiche diverse, ma è una delle grandissme speranze dell’Udinese e fa parte del vivaio, perché è nato qua dal punto di vista calcistico, di nuovo a dimostrazione che per quanto i vivai italiani siano diversi rispetto a qualche anno fa i giovani italiani se trovano l’ambiente giusto riescono a esprimere le loro qualità con l’auspicio di arrivare in prima squadra. Quando guardo le partite sono semplice spettatore, non sono pagato da Gino Pozzo per parlare di calcio, però si vedono le sue qualità. Abbiamo un centrocampo importante, ma il lavoro dell’Udinese punta alla sostenibilità e a creare alternative per il futuro e sicuramente c’è anche lui perché è un ragazzo fortissimo”.
Il torneo durante i Mondiali è fattibile? “Sinceramente sono curioso di vedere se se ne parlerà nella delicatissima assemblea che abbiamo settimana prossima dove ci saranno le linee guida per il prossimo tender che sarà complesso perché il contesto economico mondiale non aiuta, ma abbiamo un amministratore delegato che sta lavorando molto. Poi a più ampio spettro c’è il piano strategico per lo sviluppo della Serie A. La Serie A ha bisogno di tornare come modello ai livelli di qualche anno fa, vedremo cosa emergerà nell’assemblea. Non spetta a me dire se sia auspicabile, bisogna vedere la qualità di questo torneo, chiaro che fare dei tornei in una fase dove le migliori risorse sono occupate dalle nazionali per il Mondiale non so se sia una mossa giusta, però è un mio semplice pensiero da tifoso. La Serie A deve anche fare del marketing di se stessa e non so se questo è il passo giusto. Però so che De Siervo si sta dannando per trovare nuove strade per tornare ai fasti di una volta. A New York siamo andati a presentare la Serie A, si è tenuto un evento dove il calcio italiano è tornato in grande spolvero e quello è la prima di tante iniziative volte a far recuperare l’appeal per il calcio italiano. Il torneo a metà campionato, alla fine o come periodicità sarà preso in considerazione. In assembela ne parleremo”.
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